domenica, gennaio 07, 2007

Russell, la Fabbrica e la Felicità


2007.01.06
Bertrand Russell, mio guru, ha suggerito ai suoi contemporanei inglesi che soffrivano di noia, di andare in vacanza a lavorare in una fabbrica dell’Unione Sovietica. Secondo lui, era molto probabile che l’annoiato inglese sarebbe tornato trasformato dalle sue vacanze. Appena arrivato in Italia, nel 2000, rileggevo il suo divertente trattato filosofico sulla felicità nelle poche ore che non mi trovavo a lavorare in fabbrica, alla Tecnostampa. Non era certo una siderurgica sovietica, ma il passaggio di una vita all’area aperta, sotto un sole “nordestino” rinfrescato dalla brezza atlantica della spiaggia di Ponta Negra alle giornate da operaio manuale dentro un’industria grafica in mezzo a enormi macchine rumorose, respirando il profumo di inchiostro e trielina non rientrava assolutamente nei miei progetti di vita.
Oggi ho passato la giornata a scansionare i negative delle foto che ho scattato in quel periodo. Ho scansionato circa la metà dei trecento scatti che sono riuscito a trovare nei miei album. Scattavo solitamente di sabato, quando la fabbrica era un po’ meno caotica, i capi si vedevano di meno e i miei colleghi operai erano meno stressati.
Mentre guardavo quelle immagini, alcune veramente belle, a distanza di 5 anni, ricordando e rivivendo quel periodo epico-prosaico della mia vita, mi rendevo conto di quanto la fotografia e Bertrand Russell mi abbiano aiutato a trascorrere quelle lunghe giornate e a dare un senso e un po’ di emozione a quella fase della mia esistenza. Mi sono ricordato di alcuni progetti che avevo e di alcune storie che volevo raccontare. Spero di poterlo fare un giorno, un giorno che sento che si sta avvicinando.

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