giovedì, gennaio 25, 2007

Venti del Nord e Ricordi del “Nordeste”


2007.01.25
Ecco la storia dietro una foto, raccontata da Dauro:

Your blog is a box full of surprises! It´s the first time I see the picture. From left to right: Camilla, me and Kjersti. Natal, Brazil, 1994. I´d rather start from the very beginning: when I was ten y/o, a Norwegian backpacker was a guest in our neighbors. We made acquaintance and I said to myself: one day I´ll go to Norway. A few years later (I was 15), while studying English at Cultura Inglesa (by the way, where I met you), I decided to practise my written skills in a penpal system where we put our data in a computer and it gave us a few names of people. Then...
... I started exchanging letters with Kjersti, a Norwegian girl of 13 y/o. We´ve been penfriends for more than 20 years. In 94 we finally met in a trip to Bolivia and Brazil. In Natal, you and Gigliola honoured us with your hospitality at Babilonia. Three years later, in 1997, my wife Laura and I spent 3 months backpacking in Europe. And finally my dream of visiting Norway was reality. We´ve been invited to Kjersti´s wedding celebration with Erik in a town close to Oslo. It was an intimate party, and we were the only guests from outside the family circle. We had a wonderful time up there. This is, in short, the story of a beautiful friedship

mercoledì, gennaio 24, 2007

Striscia di Amici


2007.01.24
Non è stato per niente facile trovare tra i miei vecchi negativi brasiliani una foto di Hildinha. Dopo una lunga ricerca l’ho trovata! Nella stessa striscia c’era anche la foto che vedete di sopra. La storia dietro questa immagine soltanto Dauro può raccontare. Dai Dauro, lo poi fare come vuoi, in italiano, in portoghese, in inglese o in tupi. Vale la pena.

Ky-Hildinha


2007.01.23
Tre giorni fa, l’uragano Kyrill mi ha fatto ricordare gli amici che avevo quando abitavo nella Berlino del muro, nel 1984. Ho pensato a Hilde, Hildinha. Quante volte negli ultimi anni l’avevo cercata tramite internet, persone che andavano a Berlino, ho persino scritto al vecchio indirizzo suo insieme a una lettera al postino berlinese spiegando che era importante per me ritrovare quella mia cara amica. Niente. Nessuna risposta. È stata Kyrill che mi ha spinto a provarci ancora una volta ad aver notizie sue. Mi domandavo se abitasse ancora a Berlino. Ero sicuro di sì. Guardando le immagini alla tv della baldoria che Kyrill ha combinato in Germania, alla stazione ferroviaria di Berlino mi sono preoccupato. Come starà Hildinha? Ho digitato il suo nome nei diversi motori di ricerca ma trovavo soltanto una sua omonima, una esperta di sanità pubblica, docente all’Università di Berlino. Hildinha insegnava tedesco. Così l’ho conosciuta. Per un periodo, non potendo pagare le lezione, lei ha accettato di continuare a insegnarmi ricevendo in cambio lezioni di portoghese da me visto che doveva fare un viaggio in Brasile. Le lezioni e la nostra amicizia continuarono dopo il suo ritorno. Mi raccontò tante cose da un Brasile che io non conoscevo. Ha parlato di un posto bellissimo, una spiaggia con una duna particolare nel “Nordeste” del Brasile, tra Recife e Fortaleza.
È stata anche a San Paolo, per incontrare la mia famiglia: mia madre, mio padre, fratelli e sorella. Il suo resoconto del viaggio è stato fondamentale per la mia decisione di tornare in Brasile, almeno per conoscerlo. Insieme a Gigliola, ho fatto un lungo viaggio lungo la costa brasiliana, fino ad arrivare ad un posto meraviglioso. In una spiaggia che formava una specie di baia con una duna di contorni particolare. Era Ponta Negra, a Natal. Là, abbiamo costruito la nostra casa, dove 10 anni più tardi, nel 1994, avremmo ospitato Hilde e una sua amica. Poi ci siamo persi di vista. Nel 98 è nata nostra figlia. Nel 2000 mi sono trasferito in Italia per stare con Gi e Marina. Non ho mai dimenticato Hildinha, nonostante la mancanza di contatti o di notizie. Perciò ho provato inviare un messaggio a questa docente dell’ Università di Berlino, domandandogli se per caso sapeva qualcosa della sua omonima. Ecco il mio messaggio:

Hello! I'm looking for an old friend of mine called Hilde Hellbernd,
> "Hildinha". Do you think you can help me to contact her? It'd be just
> great if you could.
> Ayres Marques Pinto

Ecco la risposta:

Nao e possivel:
voce e Ayres de Natal??? Onde voce esta neste momento? Mora em Italie?
Come voce vai? Ahora estoy de prisa, mais informacoes mais tarde....
Que alegria ter noticias de voce
Voce me reconhece na homepage
http://www.ifg-gs.tu-berlin.de/projekte/signal/texte/hellbernd_text.html
Beijo
Hilde

Grazie, Kyrill!!!

martedì, gennaio 23, 2007

Viverlo Voglio Ogni Vano Momento


2007.01.22
Nostro tutor del Master, Professor Tiziano Battaggia, ci ha inviato un messaggio dicendo le cose che dobbiamo portare per il laboratorio di psicodramma alla Giudecca: “i corsisti che suonano portino i loro strumenti; tutti portino un oggetto personale, indumento o altro, ivi compreso cibo, a cui sono particolarmente affezionati e che sia in grado di suscitare delle emozioni; a memoria un verso di una poesia o la frase di un racconto a scelta con lo stesso criterio degli oggetti; tutti dovranno aver letto gli appunti”. Porterò il capello che ho fatto con le foglie della palma da cocco che avevo piantata nel giardino di casa mia a Natal, ma porterò anche un tricorno veneziano poiché Venezia comincia a far acqua alta nel mio cuore. Porterò gli ingredienti per preparare brigadeiro, ( popolare dolcetto brasiliano al cioccolato), aggiungerò un po’ di pistacchi tritati che penso si abbinano bene. Proverò a memorizzare un popolare sonetto di Vinícius de Moraes e la traduzione che ne ha fatto Ungaretti.

Soneto da Fidelidade

De tudo, ao meu amor serei atento
Antes, e com tal zelo, e sempre, e tanto
Que mesmo em face do maior incanto
Dele se encante mais meu pensamento.

Quero vivê-lo em cada vão momento
E em seu louvor hei de espalhar meu canto
E rir meu riso e derramar meu pranto
Ao seu pesar ou ao seu contentamento.

E assim, quando mais tarde me procure
Quem sabe a morte, angústia de quem vive
Quem sabe a solidão, fim de quem ama

Eu possa me dizer do amor (que tive)
Que não seja imortal, posto que è chama
Mas que seja infinito enquanto dure.

Sonetto della Fedeltà

In tutto avrò riguardo del mio amore
Prima e con tale zelo e sempre e tanto
Che pur di fronte ad un supremo incanto
Di lui sia più incantato il mio pensiero.

Viverlo voglio ogni vano momento
E in lode sua sprigionerò il mio canto
Riderò il riso e spargerò il mio pianto
Alla sua pena o al suo contentamento.

Così, quando più tardi mi cercasse
Forse la morte, angustia di chi vive
O lo star solo, fine di chi ama

Possa io dirmi dell’amor (che è stato)
Che immortale non sia, posto che è fiamma
Ma che sia senza fine, finché dura.

L’Anno del Porco


2007.01.21
Ho scoperto che 2007 sarà il mio anno. Secondo l’oroscopo cinese sarà l’anno del porco.
Ma a pensarci bene sarà anche l’anno di: Alipio, Chico Canhão, Dauro, Gilfredo, Ottoni, Ambrósio, Enrico, Nazzareno, Guto, Alfredo, Dunga, Fernando, Chiquinho, Gianluca, Giba, J. Medeiros, Moisés, Neca, Nicola, Lorez8, Sandro, Stefano, Tácito, Valentino… E vai!!!
L’anno del porco – E’ l’anno pieno ed abbondante di prosperosi affari. Le opere di carità serviranno ad aumentare il proprio denaro; la generosità ed il sentimento per il bene prevarranno. Comunque è anche l’anno per vedere le cose e gli aspetti con indulgenza, compiacimento e prodigalità.

A Mezzanotte Russerò a Fianco a Te!


2007.01.20
Il mio vecchio amico Dauro Veras ogni tanto mi stimola a condividere con lui le sue 1001 scoperte. È stato lui a insegnarmi ad aprire un blog. Questo qui è il risultato. Lui mi ha presentato al portale “flickr”, alla rivista online JPGMagazine, al google earth, alla Library Thing e a tante altre cose tra le quali un concorso di romanzi della lunghezza massima di 6 parole. Dauro ne ha scritti parecchi. Potete consultarli cliccando qui. Ho pensato a un romanzo horror-erotico che si svolge in una casa di riposo. Eccolo: “A Mezzanotte Russerò a Fianco a Te” “À Meia-noite Roncarei ao Seu Lado”

Kyrill


2007.01.19
Un uragano in Europa! Pensavo che si facesse sentire anche qui in Centro Italia. Ho guardato il cielo dal balcone di casa al tramonto ma niente, una giornata tranquilla. Per fortuna! Ho pensato agli amici che ho conosciuto quando abitavo a Berlino all’inizio degli anni 80. In particolare, ho pensato a Hilde, Hilde Hellbernd. Dove sarà Hildinha? Una volta gli ho chiesto se pensava di andare a vivere in un’altra città che non Berlino. Hilde ha risposto di no. Allora io ho insistito: e se esplodesse una bomba atomica sopra Berlino? Lei mi ha sorriso con quel suo modo dolce e tenace e rispose tranquilla: “morirei insieme ai miei amici”. Sono sicuro che diceva la verità. Hilde è stata una persona importantissima nella mia vita. È stata lei a farmi capire che era ora di tornarmene in Brasile se volessi sentirmi veramente a casa. Hildinha, una persona meravigliosa. Suo unico difetto è che non è riuscita a insegnarmi il tedesco. Ma nessuno è perfetto

BrasiLeMarche – GRACO – GRIFO (Nazzareno – Lorenz8 – Enrico)


2007.01.18
Giornata intensa di contatti e incontri di lavoro e di amicizia. Prima con Nazzareno, un mio docente di euro progettazione, che è diventato un collega e un amico. Nazza ha invitato a me e a Gi, tramite l’Associazione BrasiLeMache, a partecipare a un progetto per l’elaborazione di un corso di portoghese e di italiano nella modalità e-learning. La mia amicizia con Nazza è nata praticamente al nostro primo incontro, quando è scattata quella simpatia reciproca immediata, che poi si è, mano a mano, rafforzata e stesa alle nostre famiglie e ad alcuni amici comuni. Poi mi è venuto trovare Loren8 (Lorenzotto), dopo un sacco di tempo che non ci vedevamo. Lorenz8 è un animatore nato che fa l’artista. Ci siamo incontrati al corso di formazione per animatori professionali nel 2003 ad Ancona. Lorez8 è stato l’unico collega di corso verso il quale mi si era creata una sorta di antipatia. Il destino ha voluto che Lorenz8 sia l’unico tra i colleghi del corso con cui sono rimasto in contatto. Non solo, siamo diventati anche soci e abbiamo creato insiemi l’Associazione GRACO, Gruppo Animatori di Comunità. Loren8 è un tipo molto particolare, è inutile provare a descriverlo, cambia continuamente pur rimanendo sempre se stesso. Un giorno mi ha chiamato per chiedermi di inviargli i file del libro che avevo appena pubblicato: “Il Volto e la Voce del Tempo”, al quale anche lui aveva collaborato. Il giorno dopo mi richiama per dire che il libro era online. Ha fatto un lavoro bellissimo, un regalone. L’unico problema è che avendo lavorato al computer di sua compagna, che usa l’alfabeto cirillico, tutte le lettere con l’accento vengono sostituite da un “”. Da circa 2 anni che lui mi dice che sistemerà tutto tra pochi giorni. Forse l’ha fatto. Andate a verificare. Il sito è: www.voltodeltempo.altervista.org . Poi ho parlato con Enrico, Enrico Smerzini, “un carissimo amico”, espressione che Enrico utilizza spesso al femminile. Enrico è il Cary Grant della psicologia marchigiana. È un bell’uomo e ha una gestualità e uno stile di comunicazione verbale particolarmente eleganti. Abbiamo fatto un viaggio insieme a Lucca per partecipare a un seminario sulla fototerapia e d’allora siamo diventati carissimi amici. Abbiamo un po’ ripreso le conversazioni sul nostro tema ricorrente: la fototerapia. Enrico, un po’ scherzando e un po’ sul serio mi chiama “fototerapeuta”, nonostante la fototerapia, come la intendiamo noi, è una disciplina tutta da creare e il GRIFO, Gruppo di Ricerca sulla Fototerapia, potrebbe essere uno strumento utile.

lunedì, gennaio 22, 2007

Alla Ricerca della Pentola Concettuale


2007.01.17
Da quando ho iniziato il Master a Venezia, ho praticamente abbandonato il corso di cucina all’ alberghiero. Questo era uno dei timori che avevo al momento della mia immatricolazione al Master, ho pensato che forse non sarei in grado di portare avanti i due impegni, come per altro è successo fino ad oggi. Sarà stato il Caffè Pedagogico che mi ha stimolato a riprendere il corso di cucina, che poi sta per concludersi tra pochi mesi? Mi ricordo di aver discusso la questione con Nenê, mia sorella, dopo l’incontro di presentazione ad ottobre a Venezia. Argomentavo che pendevo più a dedicarmi alla conclusione del alberghiero, visto che la qualifica di cuoco mi permetterebbe di trovare sempre lavoro stagionale relativamente ben remunerato e così potrei spendere parte dell’anno in Brasile. Nenê non era d’accordo. Mi ha detto che ciò che in fondo io cercavo si trovava più probabilmente all’Università di Venezia che nelle pentole delle cucine dei ristoranti. In un certo modo aveva ragione Nenê. Adesso mi rendo conto che negli ultimi anni stavo cercando disperatamente una pentola, “panela” in portoghese, una pentola concettuale, un contenitore per i miei vissuti, i miei studi e le mie svariate esperienze professionali,(Schön); un contenitore dinamico, trasformativo, (Mezirow), dentro il quale mettere gli ingredienti che hanno alimentato la mia vita fin qui, (Knowles), per trasformarli in piati. Dovevo imparare proprio a cucinare le mie idee, le mie prassi, ma mi mancava proprio la pentola, la “panela”, (Padoan), dentro la quale trasformare gli alimenti crudi, attraverso l’azione del fuoco della riflessione e delle letture mirate, in eventuali pietanze da servire a tavola. Mi serviva imparare a individuare e nominare i concetti, identificare le matrici teoriche. In altre parole, dovevo esplicitare il mio sapere implicito. Per questo la prima parte del koan che mi collegava alla Padoan era “PAH nela”. Ma perché “PAH nela” e non semplicemente “panela”, (pentola, in portoghese)? Allora, c’era un programma umoristico televisivo che mi piaceva tantissimo vedere quando ero bambino. Si chiamava, "A Praça da Alegria", La Piazza dell'Allegria, nel quale un simpatico signore, Manoel da Nóbrega, seduto su una panchina, chiacchierava a turno, con i frequentatore di questa piazza immaginaria. Uno dei quadri che mi piaceva di più era quando arrivava Walter D'Avila, un tipo molto allegro, spensierato, perspicace, intelligente ma senza scolarità. Una volta il tipo è arrivato e notando che Manoel da Nóbrega era un po’ abbattuto gli domandò cosa fossi successa. “Sono un po’ giù perché ho perso mia nonna. È morta d’infarto del miocardio.” Allora il tipo, facendo una faccia di chi non ha capito niente, diceva: “Poverina”. “Ma tu sai cos’è l’infarto del miocardio?” E il tipo rispondeva imbarazzato: “No”. Allora Manuel da Nóbrega spiegava: “L'infarto del miocardio è una sindrome che colpisce la parete muscolare del cuore e determina la morte cellulare (necrosi) di una parte del muscolo cardiaco (miocardio)”. “Hai capito?” Allora Walter D'Avila, facendo una faccia più perplessa di prima, rispondeva: “Si, certo dopo questa spiegazione, è tutto chiaro”. Improvvisamente, Walter cominciava a piangere. “Perché piangi?”, domandava Manuel da Nóbrega. “Perché mi sono ricordato che anche mia nonna è morta di recente.”, rispondeva il tipo. “E di che cosa è morta?” “È morta di panela” (pentola). “Ma tu sai cosa significa morire di panella?” “No”, rispondeva Manuel. “Allora ti spiego io: mia nonna ha attraversato la strada senza guardare bene da una parte e dall’altra. In quel momento veniva un tram e PAH (onomatopeica di impatto) nela (contro di lei). Perciò mia nonna è morta di PAH nela. Hai capito? ”
Ma che c’entra questa storia con la Padoan? C’entra e come. A volte la Padoan dovendo spiegare un concetto a noi non familiare lo fa utilizzando altri concetti a noi ancora più sconosciuti. Ma quando capisce che non abbiamo capito niente, fa degli esempi del quotidiano,così terra a terra, che sono persino divertenti. Stasera c’e lezione di cucina e io sono diviso. Una parte di me rimarrà a casa con le dispense della Padoan e un’altra parte di me andrà all’alberghiero, ma non andrà da sola; Andrà-go-Gia

Mente Sana in Corpo Rotto e la Sosia


2007.01.16
Sono arrivato a casa con i muscoli acciaccati e le ossa rotte ma col cuore e la mente in ebollizione. Quattro giorni intensi di stimoli, di emozioni e di piaceri. Mi aspettavano a casa, un mucchio di cose da sbrigare. Ma oggi non era aria. Proprio non ce la facevo, ero in coma. Dovevo permettere al mio cervello quel minimo di tempo per elaborare e godersene tutto quello che abbiamo vissuto nelle ultime centinaia di ore. Credevo di rientrare subito nella mia quotidianità Loretana, ma prima di farlo ho aperto la posta elettronica. Ho letto il messaggio di Alessandra che diceva che si era divertita guardando i koan che avevo inventato e che aveva persino riconosciuto il suo. Ho conosciuto Alessandra nel primo incontro del primo weekend del Master, precisamente il 10 novembre 2006, al Palazzo Mocenigo di Venezia. Quel primo incontro è stato stranissimo. Mi ero sistemato in fondo alla sala dove c’era una presa per il portatile, visto che volevo registrare la lezione; che poi non sono riuscito a farlo. Ecco che da una porta improbabile, proprio in fondo la sala,vedo spuntare Alessandra con una mossa di chi arriva in ritardo. In una frazione di secondo ho immaginato mio notebook per terra, portato via da questa comparsa inattesa; ho guardato la persona che entrava e ho creduto di conoscerla; mi sono alzato per abbracciarla e baciarla; ma l’espressione di perplessità della persona che ha trovato davanti a sé 90 kg di una sorta di aborigene che sembrava pronto all’attacco mi ha fatto capire che si trattava di un inganno. Per tutto lo weekend ho cercato di individuare per chi avevo scambiato quella giovane ragazza; una faccia così conosciuta e a me vicina. Pensavo proprio a questo quando sono arrivato a casa la domenica alle tre di notte, mentre parcheggiavo la macchina. Certo, era la mia vicina di casa, Francesca Falleroni. Una persona così discreta che quando siamo stati presentati per lavorare in un progetto insieme, ho domandato se lei era di Loreto, per poi scoprire che era mia vicina di casa. Così ho chiamato Alessandra Francesca e d’allora, quando incontro Francesca, la chiamo Alessandra, Alessandra Petronilli.

domenica, gennaio 21, 2007

Reciprocità


2007.01.15
Siena – Firenze – Venezia - Ancona
Sono arrivato a Venezia un po’ in anticipo per il Caffè Pedagogico di Ivana Padoan. Ho fatto in tempo pranzare dall’Osteria Da Toni, davanti al Palazzo San Sebastiano, dove avrebbe luogo il Caffè Pedagogico. Ogni lunedì pomeriggio la Padoan riunisce un gruppo eterogeneo di persone per dibattere in maniera organizzata una tematica. Questa è stata la mia prima partecipazione. Ho ripreso l’incontro con la video camera. Si è cercato di preparare l’incontro successivo che avrebbe approfondito il tema della reciprocità, prendendo in considerazione i rapporti uomo – macchina, uomo – donna, maestro - allievo. Credo che questo tipo di incontri siano molto stimolanti. Prossimo lunedì, il Caffè Pedagogico di Venezia sarà collegato in videoconferenza con l’Università di Roma.
Il tema della reciprocità è attuale e affascinante. Mi fa riflettere come la società postmoderna riprenda e dia una dimensione scientifica ad alcune pratiche “primitive” che vengono a soccorso di questo nostro mondo che in questo momento ha sempre più possibilità di aiutare gli uomini e gli altri essere viventi a conquistare la felicità, ma che allo stesso tempo sembra dimostrarsi incapace di farci avviare definitivamente sulla strada del benessere spirituale. Facendo un giro in internet ho incontrato un libro di Luigino Bruni intitolato Reciprocità. Mi pare di averlo ascoltato a Radio 3 Scienza. Ho fatto una lunga ricerca negli archivi di quel programma ma non sono riuscito ad riascoltare quella trasmissione. Ho trovato anche una tesi sullo stesso argomento: il paradosso del dono fra reciprocità e dispendio, di Cristina Tagliabò. Mi piacerebbe tantissimo partecipare all’incontro del Caffè Pedagogico del 21 gennaio. Mi sarebbe molto piaciuto dare un contributo a livello gastronomico a questo dibattito, portando “brigadeiro” (dolcetti al cioccolato popolarissimi in Brasile), quindim e tapioca. Vorrei pure inventare un dolce in forma di bastoncino rosso e chiamarlo “pau-brasil”. Non mi ricordo dove ho letto che la Venezia del cinquecento è stata costruita sopra i tronchi millenari di pau-brasil arrivati dalla nuova colonia portoghese.

Protesta di una Giovane Lettrice.

Russi da Morire!


2007.01.14
Ieri ho dovuto cambiare stanza, la singola non era più disponibile. Ho dormito in una camera doppia con Max, il Bello. Poverino, non stava tanto bene. Le vicende del cuore, da una parte, e l’imbarazzo della scelta dall’altra, hanno messo in crisi altre parti del suo organismo. Il suo malessere, mal di pancia per gli altri mortali, ha creato un certo subbuglio nel riparto donne (97%) del Master. Prendendo spunto da questa atmosfera frizzante che si è creata a torno a lui, ho raccontato, la mattina dopo, che abbiamo passato la notte in ospedale. Non solo; ho detto che il medico aveva affermato che il malato aveva bisogno di tante coccole. Non ostante l’assurdità della storia mi hanno creduto tutti, anzi, tutte. Quando Max è entrato in sala è stato subito sottoposto a un trattamento intensivo “coccolaterale”. Dopo un po’, Max mi si avvicina e dice: “ Te lo dicco in simpatia, ma russi da morire!”
Questa è stata per me una rivelazione sconvolgente. Ma come, nessuno mi ha mai detto! Certo, mica vado in giro dormendo con altre persone, purtroppo. Ma almeno Gi mi avrebbe detto qualcosa.
Finito l’incontro, mi sono diretto a Siena per incontrare Gi, che doveva dare un esame all’Università la mattina seguente. Ci siamo incontrati sul treno nel tratto Bologna – Firenze.
Gi, il mio compagno di stanza ha detto che russo da morire.
“A chi lo dice!”
Ma come a chi lo dice, tu lo sapevi? Perché non mi hai mai detto niente?
“Ma dai che non è grave. Poi, non è sempre che russi”
E quando russo?
“Soltanto quando dormi”
Siamo sposati da più di vent’anni e Gi mi tiene le cose nascoste. Uhm, mi ha messo la pulce nell’orecchio.
Ci abbiamo mangiato sopra, in un ristorantino vicino al residence dove eravamo ospiti a Siena. Gi era in grande forma. Prima di rientrare ci siamo fermati un attimo in una chiesa dove si faceva una sorta di vigilia. Sul portone d’entrata c’era una citazione di Sant'Agostino: “Una piccola cosa è certamente una piccola cosa, ma fare bene una piccola cosa, è una grande cosa.”
Siamo andati a letto e alla fine mi sono addormentato e sicuramente avrò russato; bene.

Scacchi, Guerra e Garibaldi


2007.01.13
Secondo giorno del seminario di psicomotricità. Abbiamo discusso le questioni suscitate dalle lezioni, in piccoli gruppi.
Alla fine della giornata, mentre aspettavo per uscire con le colleghe per andare a cena, mi è capitato davanti un folder che parlava della Piazza di Marostica dove, negli anni pari, si tiene una partita di scacchi viventi, una tradizione che risale al 1454. In quel anno due giovani nobili volevano battersi in un duello per contendersi la mano della figlia del Castellano del paese. L’illuminato Castellano ha proposto che la disputa si facesse con una partita di scacchi, in piazza. Il vincitore si sarebbe sposato con la figlia oggetto della disputa, mentre lo sconfitto sposerebbe la sorella.
Mi sono ricordato che nel 1990, prima della guerra di Bush padre contro Saddam Hussein, la neo creata Babilônia ha organizzato un torneo di scacchi con la partecipazione di persone di diverse nazionalità residenti a Natal, come forma di manifestazione ludico culturale contro la guerra imminente. Quanto sangue sarebbe stato risparmiato se il conflitto fosse risolto diversamente. A diciasette anni di distanza, si combatte ancora, non si sa bene perché. La guerra dovrebbe diventare un tabù, una sorta di azione non degna dell’essere umano civilizzato. Sarà cosi un giorno? O ci ammazzeremo tutti prima?
Nel frattempo, sono arrivate le colleghe e siamo andati a mangiare alla Trattoria Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Siamo stati da Dio, abbiamo mangiato e bevuto in santa pace. Al posto del sangue, il vino; invece delle bombe ci siamo fatte tante risate.

sabato, gennaio 20, 2007

Rincontro, Bassano del Grappa e Psicomotricità


2007.01.12
Non mi è mai piaciuto alzarmi presto, ma se devo fare qualcosa di bello o d’importante, ecco che diventa quasi divertente.
Mi ricordo una volta, quando ero bambino, e che mio padre finalmente si è mostrato disponibile a portarmi con sé per andare a pescare. Ma c’era un problema: si partiva prestissimo e se io non mi svegliasse alla prima chiamata, rimanevo a casa.
Mica ho dormito, io. Quando mio padre è entrato in camera, senza accendere la luce per non svegliare miei fratelli, l’ho sorpreso io che ero già in piede e vestito, pronto per partire.
Così, anche oggi mi sono svegliato presto, bello e fresco, con quel pizzico di eccitazione per il rincontro con i colleghi del Master, a Bassano del Grappa, che è anche la terra della grappa, o sarpa, come la chiamano da queste parti.
Questo è stato il quarto incontro, ma per certi versi è stato anche il primo. Il primo incontro dell’anno, ma anche la prima volta che l’ho vissuto come un vero rincontro. Ormai si sono creati dei rapporti all’interno del gruppo, inizio di rapporti di amicizia a colore, acquarello, pastello, comunque a colore.
Mi sento spinto verso gli altri, mosso da un soffice sentimento di curiosità vera che mescola ammirazione e critica, empatia e un’infantile voglia di scherzare. Per la prima volta, almeno che mi ricordi, non c’è nemmeno una persona che m’ispiri antipatia o indifferenza. Magico!
Ho lasciato lo zaino all’hotel e sono andato a cercare l’ARFAP (Associazione per la Ricerca e la Formazione all’Aiuto Psicomotorio). Non c’era ancora nessuno tranne che la Professoressa Sonia Compostella. Mamma mia, che persona squisita. Abbiamo fatto due chiacchiere, ho raccontato un poco di me, ho scoperto che c’è una psicomotricista brasiliana che è il punto di riferimento in Brasile per il Metodo Aucouturier, Sílvia Carnê.
Siamo andati insieme per ricevere il gruppo davanti all’Hotel Brennero. Arrivavano in piccoli gruppi: Tiziano e Tiziana; Irene, Antonella e Marta; Noodle, Geyleen e Federica; Lara, Laura, Chiara e Max; Diavolona e Diavoletta; Luca e Paola, Francesca, Silvia, Fiofil, Chiara Piazza e Carla(in ritardo).
Il seminario di psicomotricità si è basato sulla proiezione commentata di sedute di psicomotricità tenute dalla Compostella. Alla fine, la Professoressa ha fatto delle considerazioni generale sull’attitudine di aiuto, sui bambini, sugli adulti e sul gioco.
Dopo l’incontro siamo andati a cena d’Al Saraceno. Eravamo in 11: Diavolona e Diavoletta, Chiara, Max, Carla, Federica, Silvia, Lara, Laura, Geyleen e io.
Sono stato benissimo e ho dormito come un sasso.

giovedì, gennaio 11, 2007

Koan dei Nomi



2007.01.11
Non sapevo cosa fosse un koan. Me l’ha detto Noodle (Luca), un collega del Master. Si può dire che il koan è uno strumento di meditazione orientale che consiste in proporre una domanda, un dialogo o altro, apparentemente assurdo, che serve di spunto a un percorso di scoperta. Si può capire meglio visitando il sito:
Koan Wikipedia Un esempio delizioso si trova nella chiusura della tesi proprio su i koan, di Andrea Vittorini:
Il maestro: “Che cosa è lo Zen?”
L’allievo (dopo una lunga pausa): “E’ Zen”
Il maestro: “Chiacchierone”
(Aneddoto di D. Suzuki)
www.koanseling.com

Domani m’incontrerò con i colleghi del Master e gli consegnerò i koan che avevo preparato per me stesso per ricordare i loro nomi.
Adesso intendo raccontare il viaggio mentale che ogni koan mi ha spinto a fare. Penso di fare altri per altre persone che conosco, utilizzando altri mezzi. Se vuoi vedere i primi koan poi visitare il sito:
www.flickr.com/groups/koandeinomi
.

Notebooks


Notebooks
Originally uploaded by dveras.
Notebooks de pau

Mutazione Tele-Genetica


2007.01.10
Non potevo mai immaginare che un giorno avrei partecipato come cavia ad una sperimentazione scientifica.
Sono stato infetto da un virus telematico che ha fatto un salto tele-genetico e riesce infettare gli esseri umani che trascorrono molto tempo davanti al computer. Questo fine settimana andrò a Bassano di Grappa per le prime sezioni di terapia psicomotoria. Microsoft e le case farmaceutiche stano lavorando insieme per sviluppare un antivirus telegenetico.
Intanto mi sto divertendo a costruire l’albero genealogico della mia famiglia usando il programma GENEALOGIA. E’ veramente forte.
Spero di star meglio per dopodomani, per l’incontro a Bassano.
E’ giallo sulla morte di Saddam Hussein. Sembra che gli americani abbiano impiccato un suo sosia per sbaglio.
Oggi ho chiacchierato con Zia Olga, Zia Teresinha e con Nenê. Grazie, SKYPE.
Dauro Veras, mio grande vecchio amico, mi ha mandato una foto del nuovo gioco dei bambini brasiliani: “notebook de pau”. E’ arrivata la fine del mondo!
http://dauroveras.blogspot.com/2007/01/notebooks.html

mercoledì, gennaio 10, 2007

Giornata Dispersiva


2007.01.09
Dovrebbe essere una giornata di studio e di preparazione per l’incontro del Master di questo fine settimana. In parte è stato così. Ho letto una dispensa sull’educazione degli adulti della Professoressa Ivana Padoan e ho ascoltato mezzora di registrazione della lezione di Mario Paolini sulla Musicoterapia. Il resto della giornata ho dedicato al caricamento delle due foto per il concorso della JPG Magazine, una rivista ondine. Per il tema lavoro ho messo la foto di Massimo Mosca mentre fa la manutenzione di una macchina di stampa offset, AURELIA, alla Tecnostampa , scattata nel 2000. Per il tema strada ho messo una foto di un gruppo di musicisti che suonano durante la manifestazione per la pace del 15 febbraio 2003. Queste due foto mi hanno innescato una serie di ricordi di due fasi dell’attuale periodo italiano. Il lavoro in fabbrica all’arrivo in Italia e l’amicizia con Daniela Marsigliani e Marisa Pizzichini iniziata proprio sul treno della pace del 15 febbraio. Poi le associazioni mentali: pace, guerra, Irak, Saddam Hussein, Babilonia, Natal…
Poi ho risposto alcuni email, prenotato l’albergo a Bassano di Grappa, ho letto la notizia sul giallo della strage di Erba. Strage perpetrata dal tunisino geloso, ex carcerato che esce dalla prigione grazie all’indulto, che poi diventa la strage fatta da una normalissima coppia di italiani che ha per movente 3.500 Euro. Sono le 4:45 del mattino e tutto va bene.

martedì, gennaio 09, 2007

Check Out My Submission to JPG Magazine

Hi there! Ayres Marques wanted to tell you about this submission to JPG Magazine. Check it out!

http://www.jpgmag.com/photos/43507

Sto partecipando al concorso della rivista online JPG Magazine con queste foto. Se ti piacciono, votale. Abbraccio, Ayres

Check out this JPG Submission

Hi there!

Ayres Marques thought you might like this submission to JPG Magazine's next issue. If you do, vote it up!

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--JPG Magazine

Generazione a Scoppio Ritardato


Foto: Marina
2007.01.08
Abbiamo fatto pace il computer ed io. Abbiamo entrambi riconosciuto i nostri errori. Anche il vecchio buon scanner ha deciso di collaborare. Sono andato da De Angelis per ordinare il porta-pellicola FH-3 per il Coolscan: 44.00 Euro. Poi sono andato a piedi fino la Feltrinelli, circa 5 km andata e ritorno. Cercavo “Carte d’Identità”, della Fabbri, consigliatomi dalla Professoressa Ivana Padoan, per la mia tesi del Master. E’ fuori catalogo. Ho fatto un salto da Alessandro Finucci della Biblioteca di Loreto e tutto a posto, tra alcuni giorni lo avrò in mano. Roberto Castra mi ha guidato via telefono per “risetare” il computer. Ho istallato un antivirus e adesso sto tranquillo per quanto riguarda il computer, ma sento che io ho preso un virus influenzale. Spero non dover andare in quarantena. Ho scattato alcune foto nel pomeriggio per documentare la disposizione dei quadri e delle foto esposte a casa. C’era una bella luce. Oggi, ascoltando Damasco, a Radio 3, ho sentito Francesco Piccolo che commentava la sua identificazione col sentimento di “generazione perduta” proprio di Scott Fitzgerald. Questo mi ha fatto ricordare un episodio successo nel 75 quando studiavo nel Colégio de São Bento, che vorrei un giorno raccontare. Ho pensato a Gilfredo Pinheiro, Ottoni Fontana, Bosco Brasil, Renato Ambrósio e a un altro sambentista, che ha fatto un tipo di manifestazione “sovversiva”, in mezzo alla dittatura militare, distribuendo noci ai passanti del Largo de São Bento ripetendo sarcasticamente: “o Brasil è feito por nozes”. Forse la nostra non è una generazione che ha fatto cilecca, ma semplicemente sarà a scoppio ritardato. Almeno lo spero.

lunedì, gennaio 08, 2007

Domenica Persa


2007.01.07
Ho perso tutta la domenica a combattere con lo scanner Nikon Coolscan V ED per scansionare le pellicole del periodo della Tecnostampa. Ma non c’è stato verso. Alcune strisce semplicemente non vengono accettate a causa di una minima irregolarità. Ho provato con il vecchio scanner della Epson, il Perfection 1260, ma anche lui non lavora la domenica. Mi tocca adesso comprare il porta pellicola fh-3, che non so quanto costa, ma che sicuramente dovrebbe essere fornito con lo scanner che è costato 735.00 Euro. Io sono testardo ma il computer è molto più testardo di me.
Avrei voluto iniziare la settimana con un a sensazione di aver concluso qualcosa. Ma non fa niente, bisogna sempre fare i conti con gli imprevisti. Mi ha salvata la domenica una chiacchierata attraverso Messenger con Bia Beatriz, mia cugina, mentre tentavo di capire lo scanner, il computer, l’informatica… Ayres, oggi hai preso zero.

domenica, gennaio 07, 2007

Russell, la Fabbrica e la Felicità


2007.01.06
Bertrand Russell, mio guru, ha suggerito ai suoi contemporanei inglesi che soffrivano di noia, di andare in vacanza a lavorare in una fabbrica dell’Unione Sovietica. Secondo lui, era molto probabile che l’annoiato inglese sarebbe tornato trasformato dalle sue vacanze. Appena arrivato in Italia, nel 2000, rileggevo il suo divertente trattato filosofico sulla felicità nelle poche ore che non mi trovavo a lavorare in fabbrica, alla Tecnostampa. Non era certo una siderurgica sovietica, ma il passaggio di una vita all’area aperta, sotto un sole “nordestino” rinfrescato dalla brezza atlantica della spiaggia di Ponta Negra alle giornate da operaio manuale dentro un’industria grafica in mezzo a enormi macchine rumorose, respirando il profumo di inchiostro e trielina non rientrava assolutamente nei miei progetti di vita.
Oggi ho passato la giornata a scansionare i negative delle foto che ho scattato in quel periodo. Ho scansionato circa la metà dei trecento scatti che sono riuscito a trovare nei miei album. Scattavo solitamente di sabato, quando la fabbrica era un po’ meno caotica, i capi si vedevano di meno e i miei colleghi operai erano meno stressati.
Mentre guardavo quelle immagini, alcune veramente belle, a distanza di 5 anni, ricordando e rivivendo quel periodo epico-prosaico della mia vita, mi rendevo conto di quanto la fotografia e Bertrand Russell mi abbiano aiutato a trascorrere quelle lunghe giornate e a dare un senso e un po’ di emozione a quella fase della mia esistenza. Mi sono ricordato di alcuni progetti che avevo e di alcune storie che volevo raccontare. Spero di poterlo fare un giorno, un giorno che sento che si sta avvicinando.

sabato, gennaio 06, 2007

Storie di Famiglia in Lontananza


2007.01.05
Mi ero proposto di andare a letto più presto.
Ultimamente non riesco a finire le mie cose giornaliere prima delle 2.30 di notte.
Prima di sconnettere il computer, ho voluto salutare brevemente mia zia Olga che vive a Caldas Novas, in Goiás, Brasile. Erano le 9. Ho appena chiuso la chiamata: è l’una di notte.
Mentre chiacchieravamo, è venuto fuori il nome di mio zio Atílio, poi di mia zia Terezinha, e di mio cugino Marcos e di mie cugine Teresa e Lígia. Allora abbiamo deciso di provare a chiamarli.
Fortunatamente li abbiamo trovati a casa, Marcos e zia Terezinha. Mentre parlavo con Zia Olga con MSN, parlavo con Zia Terezinha e Marcos con Skype Out, senza che Zia Olga e Zia Terezinha potessero sentire una all’altra.
Una volta finita la chiamata con Zia Terezinha e Marcos, ho iniziato a salutare anche Zia Olga. Nel frattempo suona il telefono. Era Marcos che chiamava Zia Olga. Allora ero io che sentivo solo Zia Olga che parlava con lui. Ogni volta che volevo intervenire lo dovevo fare attraverso Zia Olga. Poi anche Zia Terezinha ha chiamato Zia Olga che andrà a Brasília domani per incontrarli.
Comunque è solo l’una e un quarto e io sono riuscito a tenermi al mio proposito di andare a letto più presto, anche se non di molto.

venerdì, gennaio 05, 2007

Voci Bianche


2007.01.04
Abbiamo accompagnato Marina a Grottazzolina per la rassegna di voci bianche.
Si sono presentati il Coro di Grottazzolina, diretto dal Maestro Katy Nataloni, il Coro San Massimiliano Kolbe di Jesi, diretto dal Maestro Nicola Ciarimboli e il Coro Stabile dell’Istituto Comprensivo di Loreto, diretto dal Maestro Tiziana Antrilli.
I bambini hanno potuto partecipare a un workshop condotto da una simpaticissima ragazza spagnola, Maestro Pilar Bravo.
La chiesa dove si è svolto il concerto, Chiesa S.S. Sacramento, ha dei bellissimi affreschi.
Il programma portava una citazione di Robert Schumann: “In ogni bimbo si può cogliere una meravigliosa profondità espressiva…”

giovedì, gennaio 04, 2007

La Luna e il Mar lontani…


2007.01.03
La luce stupenda della giornata di oggi e l’emozione di vedere quadri e foto ben sistemati sulle pareti di casa, il carpaccio di salmone e champignon preparato con l’aiuto di Marina, l’Alcamo, vino bianco della Sicilia e la consueta dolcezza di Gi hanno vestito la mia saudade di Natal con un abbigliamento di lusso. Allora mi è venuta l’idea per un video che racconta come tutto qui mi rapporta alla Città del Sole. Con le immagini di Loreto, Porto Recanati, Numana e Sirolo, con lo sfondo musicale delle voci di Terezinha de Jesus e di Elino Juliao, i miei commenti nostalgici e Gi con Marina che appaiono ogni tanto, cosi per caso, ma che per caso non è.
Ho già ripreso le prime immagini. La Luna che nasce dietro l’Adriatico piato, vista dalla finestra di camera mia. La luna e il mare qui mi sembrano lontani se paragonati alla luna che sorge dietro il Morro do Careca sulla spiaggia di Ponta Negra visti dalla finestra della mia Babilônia.
E as aves que aqui gorjeiam não gorjeiam como lá…

mercoledì, gennaio 03, 2007

Le scelte, il caso e il sudore


2007.01.02
Molto più difficile che ritagliare i passepartout montare le cornici, bucare il muro con il trapano, mettere dei gancetti, spezzare le catene e appendere i quadri in un posto preciso, è decidere quale opera esporre e quale conservare temporaneamente nascoste. Le ragioni di ordini affettivo, visivo, di importanza storica e di significato personale si combattono a vicenda per imporsi una sulle altre. Mi occorrerebbero altri 150 m² per poter mostrare una parte più consistente della mia collezione di foto e pittura. Ogni tanto smetto di scrivere queste parole al computer, alzo gli occhi e guardo i lavori esposti in sala. Dietro ogni lavoro c’è un artista che ho conosciuto, che a volte è diventato un amico. Dietro ogni quadro, dietro ogni foto c’è una storia, c’è un momento carico di significati, a volte sfuggenti ma sempre pieno di emozione. Sulla parete proprio davanti a me vedo dei Marcelus Bob, Falves Silva, Carlos Humberto Dantas, Novenil, Morgantini, Fernando Uzeda, Enzo Bevilacqua, J. Medeiros, Antonello L’Abbatte, Diniz Grilo, Vatenor, Assis Marino, Pedro Pereira, Dorian Gray, Silvia, Romeo Bocconi, Marcelo Fernandes e Aucides. Sulla parete alla mia sinistra ci sono le mie foto e su quella dietro a me ci sono le foto dei miei maestri: Chico Canhão, Professor Carlos Lyra, Emerson do Amaral, Nadelson, Paulo Oliveira, Corrado Vidau, Bacco da Silva, Fernando Pereira. Lungo i corridoi e nelle camere ci sono gli altri fotografi, la maggior parte amici miei. Ogni foto, ogni quadro racchiude un racconto, che un giorno vorrei poter svelare, magari chiacchierando con mio amico João de Deus, João Carlos e il Signor Anchieta, la prossima estate qui in Italia.

martedì, gennaio 02, 2007

Buon Giorno 2007


2007.01.01
Buon Giorno, 2007!
Giornata dedicata alla sistemazione delle foto e dei lavori su carta di artisti natalensi.
Riguardare le foto, le opere degli artisti-conoscenti e amici, vederle sulle parete dell’appartamento, mi sembra la rinascita della Babilônia.
Mi pare di essere ben avviato lungo il percorso di elaborazione dell’allontanamento e del distacco fisico dalla mia città, dalla mia spiaggia, Ponta Negra.
Sono forti e aggrovigliati i legami con la gente, la terra e il mare di quel pezzettino di mondo: casa mia.
Re-inventare la Babilônia, qui in Italia. E’ già cominciato…
2007 inizia con speranze serene, alcune intenzioni semplici e che non sono promesse. Vediamo per quanto tempo reggeranno.
Foto: Gi che legge per Marina
Video: Gi che legge per Marina.
Blog: Buon Giorno 2007!
Albero genealogico:
Adélia Ribeiro Franco = nonna di mia nonna Rosa
ha avuto tre figli:
Emídia (madre di nonna Rosa), Oswaldo o Osvaldo Ribeiro Franco e un’altra che Zia Olga Adélia non si ricorda.
Adélia Ribeiro Franco, è scesa a piede da Bahia, probabilmente da Catolé, e si è stabilita a Mococa.
Osvaldo Ribeiro Franco è continuato fino a São José do Rio Pardo. Più tardi si sarebbe trasferito a São Paulo.
Emídia Ribeiro Franco si è sposata con Sebastião, ma è diventata vedova molto presto.
Nomi di persone e luoghi che raccontano una storia:
Rodovário, attuale Alumínio, (Vovô)
João Rossi, (bisavó Emídia)
Largo da Pólvora, (Baixinho)
Dr. Said, (Mamãe)
Vitória, (Titia Olga)
Barra Alegre, Araguari, (Mamãe)